Dal 1931 l’etnologo francese Marcel Griaule trascorse quindici anni insieme alle popolazioni Dogon del Mali cercando di conoscere, per poi trascrivere, i culti, le leggente e i miti cosmogonici di queste terre. La sua lunga permanenza sul posto garantì a Griaule un rapporto di fiducia con Ogotemmêli, un vecchio cacciatore cieco detentore della saggezza Dogon che durante una serie di colloqui rivelò all’europeo i poemi epici, la storia del mondo e le simbologie di numerosi oggetti, riti e usanze. In queste sedute Ogotemmêli descrive gli “Uncini per Nuvole”, delle sorte di bastoni in metallo installate sui tetti, quasi dei parafulmini, il cui scopo è “grattare” le nuvole per stimolarne, in modo regolare, la caduta delle piogge per il benessere della terra. La raffigurazione si trova di fronte ai dipinti pavimentali ed è l'origine della narrazione stessa.